Boom della Sicurezza Informatica in Italia: Record di Investimenti nel 2023, ma la sfida del Divario con gli Altri Paesi Persiste

Il crescente interesse delle aziende italiane per la sicurezza informatica si conferma come la principale priorità di investimento nel settore digitale, coinvolgendo anche le piccole e medie imprese. Secondo l’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, l’81% delle grandi imprese italiane ha delineato piani di sviluppo strutturati per la cybersecurity, evidenziando una strategia a lungo termine. Nel 2023, il mercato italiano della sicurezza informatica ha raggiunto un record di 2,15 miliardi di euro, registrando un aumento del 16% rispetto al 2022. Tuttavia, nonostante l’incremento, l’Italia si colloca ancora all’ultimo posto nel G7 per la spesa in cybersecurity in rapporto al PIL, con lo 0,12%, lontano dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.

La spesa in cybersecurity è aumentata nel 62% delle grandi aziende, trainata dall’adozione di nuovi strumenti (68%), dall’attenzione crescente dei consigli di amministrazione (62%) e dalla necessità di conformità normativa (43%). Le PMI, tuttavia, faticano a tradurre l’interesse in investimenti tangibili a causa di risorse limitate e di un’offerta di mercato non adeguata alle loro esigenze specifiche.

Gli attacchi informatici sono in costante aumento, con 1.382 incidenti gravi registrati nel primo semestre del 2023, un aumento dell’11% rispetto al 2022. In Italia, gli attacchi sono aumentati del 40%, con 132 attacchi nel primo semestre del 2023. La consapevolezza della necessità di investire in sicurezza informatica è in aumento, ma l’Italia deve colmare il divario con altri Paesi, bilanciando gli investimenti tecnologici con il capitale umano.

Le azioni di hacktivism rappresentano l’8% degli attacchi globali e il 30% in Italia. Le tecniche di attacco in Italia sono influenzate in modo significativo dagli incidenti di social engineering (14% contro l’8,6% globale). Gli attacchi di tipo supply chain sono in aumento, con potenziali impatti significativi sul business a livello nazionale e internazionale.

L’intelligenza artificiale (AI) può essere sia uno strumento di attacco che di difesa. Sebbene il 56% delle organizzazioni italiane abbia introdotto strumenti di AI nella cybersecurity, solo il 22% li utilizza in modo esteso. Le startup stanno sviluppando soluzioni basate su AI, ma le sette startup italiane hanno raccolto in media solo un milione di dollari, a differenza della media europea e globale.

La formazione e la sensibilizzazione dei dipendenti sono priorità per il 71% delle grandi aziende. Mentre le organizzazioni cercano di rafforzare i team di cybersecurity, c’è una mancanza strutturale di competenze nell’utilizzo degli strumenti tecnologici e uno skill gap di circa 300.000 specialisti in cybersecurity a livello europeo. La necessità di piani di studio e corsi specifici è fondamentale per affrontare questa sfida a livello nazionale.

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