Cybersecurity in Italia: tra crescita degli attacchi e nuove sfide normative

Un semestre nero per la sicurezza digitale

Il primo semestre del 2025 ha restituito un quadro preoccupante per la cybersecurity italiana. I dati del CSIRT Italia (Computer Security Incident Response Team) mostrano un incremento esponenziale degli incidenti informatici: 1.549 eventi rilevati, con un aumento del 53% rispetto al 2024, e soprattutto 346 episodi confermati come incidenti gravi, quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno (+98%).
Non si tratta solo di numeri: questi attacchi hanno spesso avuto conseguenze tangibili, come la compromissione di servizi essenziali, la divulgazione non autorizzata di dati sensibili e il blocco temporaneo di piattaforme online pubbliche e private.

Le minacce più diffuse: DDoS, phishing e data leak

L’Italia si trova ad affrontare uno scenario sempre più complesso, dominato da attacchi distribuiti di denial of service (DDoS) e campagne di phishing.
Gli attacchi DDoS, che mirano a saturare le infrastrutture digitali rendendo irraggiungibili siti e servizi, sono cresciuti del 77%, con una frequenza media di 18 eventi al giorno. Molti di questi hanno superato i 20 Gbps di intensità, un livello in grado di mettere in seria difficoltà le difese tradizionali.

Parallelamente, le campagne di phishing hanno visto una vera e propria esplosione: 1.530 URL malevoli individuati, con tecniche sempre più sofisticate, spesso capaci di simulare in maniera realistica siti bancari, piattaforme di e-commerce e persino portali istituzionali.
Un altro trend emergente è quello dei data leak: la diffusione non autorizzata di informazioni personali o aziendali è più che raddoppiata, passando da 91 a 186 casi in pochi mesi.

La pubblica amministrazione nel mirino

Uno degli aspetti più significativi riguarda i bersagli preferiti dai cybercriminali. Secondo un recente report elaborato dalla TIM Cyber Security Foundation, la pubblica amministrazione italiana è diventata l’obiettivo principale: nel 2024 rappresentava appena l’1% degli attacchi, mentre oggi si trova coinvolta nel 42% dei casi complessivi.
La ragione è duplice: da un lato il settore pubblico gestisce una mole enorme di dati sensibili (sanitari, fiscali, giudiziari), dall’altro presenta ancora infrastrutture informatiche non sempre aggiornate e frammentate, che offrono punti deboli da sfruttare.

Il ruolo dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

A fronte di questa escalation, cresce il ruolo dell’ACN – Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, istituita proprio per rafforzare la resilienza digitale del Paese. Nel 2025 l’agenzia ha prorogato al 31 luglio la scadenza per l’adeguamento agli obblighi della direttiva europea NIS2, che coinvolge soggetti essenziali e importanti in settori critici come energia, trasporti, sanità e finanza.

Parallelamente, l’Italia ha aggiornato il proprio Framework nazionale di cybersicurezza e protezione dei dati, allineandolo agli standard internazionali e introducendo nuove linee guida per la gestione dei rischi, la risposta agli incidenti e la collaborazione pubblico-privato.

Lo scandalo spyware e le ombre sulla sorveglianza

Accanto agli attacchi criminali, il 2025 ha visto emergere anche gravi controversie legate all’uso di strumenti di sorveglianza. Dopo mesi di polemiche, il governo italiano ha rescisso i contratti con la società israeliana Paragon, produttrice dello spyware “Graphite”, accusato di essere stato utilizzato in modo abusivo contro attivisti, giornalisti e operatori umanitari impegnati nei soccorsi dei migranti.
La vicenda, portata alla luce da inchieste giornalistiche e da denunce di Amnesty International, ha sollevato interrogativi cruciali sul bilanciamento tra sicurezza nazionale e tutela dei diritti fondamentali, alimentando un dibattito che resterà centrale nei prossimi mesi.

Prospettive future: resilienza e cultura digitale

Il quadro che emerge è chiaro: l’Italia è oggi uno dei paesi europei più esposti al rischio cyber, ma anche tra quelli più impegnati a rafforzare il proprio sistema di difesa.
Le direttrici per il futuro sembrano essere tre:

  1. Maggiori investimenti in infrastrutture resilienti, cloud sicuri e tecnologie di difesa avanzata basate su intelligenza artificiale.
  2. Formazione continua, sia per le figure tecniche che per i cittadini, affinché la sicurezza diventi parte della cultura digitale diffusa.
  3. Collaborazione internazionale, fondamentale in un contesto dove le minacce non conoscono confini.

La sfida è ambiziosa: trasformare un Paese tradizionalmente vulnerabile in un modello di resilienza digitale, capace di proteggere dati, servizi e cittadini da un fenomeno che, anno dopo anno, mostra la sua portata sempre più globale.

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